venerdì 18 maggio 2012

Pichirillino


C’era una volta un bambino piccino piccino il cui nome a motivo  era Pichirillino[1].
Viveva insieme alla sua numerosa famiglia sul limitare del bosco.
Una mattina, come tutti i giorni, si recò su di una ficàia[2] per cogliere a ufo[3] qualche fìco maturo  per poi portarlo a casa ai suoi poveri genitori e ai suoi tanti fratellini.
Lui conosceva bene il detto: “quattro sono buoni bocconi: fichi, pesci, funghi e popόni[4]”.
Era appena salito quando si sentì chiamare.
Fece uno sdόlzo[5] e visto di chi si trattava gli vennero subito le frégole[6].
Il famelico orco, appostatosi sotto la ficàia,  gli chiedeva: - Pichirillino, Pichirillino, dammi un fichino col tuo manino!
-No, che mi chiappi! – rispose accorto il bambino, sapendo che  si “pela il fìco all’amico e la pèsca al nemico”.
Era nell’imbràca[7].....


[1] Piccolino.
[2] Pianta del fico.
[3] Gratis, senza spesa.
[4] Meloni.
[5] Sobbalzo.
[6] Si agitò.
[7] Era coinvolto in qualcosa che non voleva.

venerdì 4 maggio 2012

LE SORTI DELLA MOGLIE

M'é cascata la moglie nel fòco
non so se la rizzo
non so se la copro
già che la sorte é andata così
dammi la pala la voglio coprì!!!!!

martedì 1 maggio 2012

LA BAMBOLA (da Marcellino 'un vòle il pane ... vòle il vino)


Alla debole squilla dell’Emmaría[1] la vecchia Concetta rincasava pian pianino al su’ pudére[2].
Era coperta  da un lacero mantello che il gelido vento di tramontana faceva volare.
- Senti che bruggìna[3] stasera! –disse la donna.
Tornava dalla vigna dove era stata ad aiutare il su’ figliolo a selezionare le barbatelle[4] dalle quali sarebbero nate le nuove pianticelle della vite.
Sulla strada, mentre si era fermata a raccogliere un fastello di fascine, vide per terra tra i rovi qualcosa che sembrava una bambola.
- O chésta[5]? – si chiese Concetta – chi ce l’ha butta[6]?
La vecchia la raccolse subito e col palmo della mano, delicatamente, le pulì il visino sporco di terra.
La bambola era di coccio ed aveva un piedino rotto.
Concetta se la ripose in seno e, ripreso il fastello sulle spalle, si incamminò nuovamente verso il pudére.
Arrivata a casa sentì la nipote starnutire, lenta aprì la porta e le disse: - Dio ti benedica la cròsta e la mollica[7]!
La bambina dal letto dove giaceva da tanti giorni, bianca come una véccia[8], la guardò e le sorrise.
-Già di ritorno, nonna? – le chiese la bambina – Il tempo è volato!
- Lina, guarda che ti ho porto[9] per fatti[10] compagnia! – le disse la nonna porgendole la bambola.


[1]Il suono dell’Emmarìa (Ave Maria) era il segnale della notte che arrivava.
[2] Podere.
[3] Freddo intenso.
[4] Ceppi sottili con la barba.
[5] Questa.
[6] Buttata.
[7] Formula di augurio quando un bambino starnutisce.
[8] Pallidissima.
[9] Portato.
[10] Farti.