Alla debole squilla
dell’Emmaría
la vecchia Concetta rincasava pian pianino al su’ pudére.
Era coperta da un lacero mantello che il gelido vento di
tramontana faceva volare.
- Senti che bruggìna
stasera! –disse la donna.
Tornava dalla vigna dove
era stata ad aiutare il su’ figliolo a selezionare le barbatelle
dalle quali sarebbero nate le nuove pianticelle della vite.
Sulla strada, mentre si
era fermata a raccogliere un fastello di fascine, vide per terra tra i rovi qualcosa
che sembrava una bambola.
- O chésta? –
si chiese Concetta – chi ce l’ha butta?
La vecchia la raccolse
subito e col palmo della mano, delicatamente, le pulì il visino sporco di
terra.
La bambola era di
coccio ed aveva un piedino rotto.
Concetta se la ripose
in seno e, ripreso il fastello sulle spalle, si incamminò nuovamente verso il pudére.
Arrivata a casa sentì
la nipote starnutire, lenta aprì la porta e le disse: - Dio ti benedica la
cròsta e la mollica!
La bambina dal letto
dove giaceva da tanti giorni, bianca come una véccia,
la guardò e le sorrise.
-Già di ritorno, nonna?
– le chiese la bambina – Il tempo è volato!
- Lina, guarda che ti
ho porto per
fatti
compagnia! – le disse la nonna porgendole la bambola.